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Codice Autore: 5a6c5559e401f
Sezione: Ragazzi
Titolo: Un viaggio all'aldiquà





Un viaggio all’aldiquà

 

INTRODUZIONE DEL MIO DIARIO:

Ciao, io sono Kelly ho dodici anni e vivevo in Tunisia.

Dico vivevo perché questo mio diario è scritto al passato.

Molti anni fa mia madre mi diede dei soldi per scappare dal mio paese che in quegli anni era afflitto da una carestia oltre che dalla guerra.

Questa parte del mio diario racconta proprio di quel viaggio.

 

GIORNO 1:

Oggi mia mamma mi ha svegliato molto presto.

Mi ha detto di cambiarmi velocemente e di correre al porto.

Quando sono uscito di casa mi ha messo in mano un malloppo di soldi, probabilmente tutti i guadagni della sua vita.

Mi disse di presentarmi al vecchio pescatore con i soldi in mano e che se i soldi fossero bastati avrei avuto un futuro.

Quando arrivai al porto scoprì che era gremito di gente, e che il vecchio era la meta maggiore.

Quando mi presentai all’anziano pescatore, lui mi guardò storto, ma quando tirai fuori i soldi un sorriso gli spuntò sulle labbra.

Verso mezzogiorno mi fu assegnato un posto a tavola e mangiai la solita zuppa di pesce stantia che ormai si mangiava da mesi.

Assistetti tutto il pomeriggio a al caricamento del peschereccio che secondo l’anziano avrebbe dato la spinta iniziale al nostro futuro.

Dopo aver dato l’indirizzo di casa mia a un giovane che, a quanto pare, era il figlio del pescatore tornai a casa e travolto dai dubbi andai a dormire senza mangiare.

 

GIORNO 2:

Stamattina sono stato svegliato dal bussare alla porta.

Aprii e il figlio del pescatore mi cacciò in mezzo a una fiumana di gente senza troppe cerimonie.

Con un passo svelto tornammo al porto e tra spintoni e cadute fummo stipati sul peschereccio.

Arrivammo al largo verso sera e mi addormentai sul pavimento del sottoscala.

 

GIORNO 3:

Stamattina sono stato svegliato da un gran trambusto.

Appena aprii gli occhi vidi la gente correre sul ponte dove il pescatore e suo figlio stavano caricando le persone su due barconi.

Più che barconi erano due gommoni grossi.

Avevo molta paura.

Quando fui sul canotto gigante il mio cuore iniziò a battere talmente tanto che anche il barcone cominciò a vibrare.

Tutti ammassati sul gommone iniziammo il vero e proprio viaggio verso l’Italia.

GIORNO 4:

Questa notte mentre trovavo qualcosa di meglio da fare che star lì a sentire il rombo del motore, un tizio chiamato Rhoabhenn è scivolato in acqua.

Tutti si sono precipitati ad aiutarlo, ma siccome non sapeva nuotare non ce l’ha fatta.

Oggi è stata una giornata destabilizzante per tutti: siamo talmente ammassati sul barcone che ci manca quasi l’aria; c’è poco cibo e quello che c’è è quasi putrefatto.

Non so quanto resisterò o se arriverò in Italia ma spero di farcela così che questa diario mostri la sana e cruda verità di come veniamo trattati e come siamo costretti a scappare.

È con rabbia che concludo questa mia pagina del diario.

 

GIORNO 5:

Oggi le uniche persone che sono riuscite ad avere anche solo un minuto di sonno, io compreso, si sono svegliate con un’espressione meravigliata stampata in faccia quando la nave dei soccorritori senza frontiere si avvicinò e quando fu abbastanza vicina al nostro barcone furono calate le scalette e un plotone di italiani che ha iniziato a soccorrere prima noi ragazzi e le madri con i bambini, e poi i padri.

Quando tutti furono saliti sulla nave era già sera e ci furono assegnate delle piccole camere e ci fu ordinato di riposarci dopo questo viaggio depauperante.

 

GIORNO 6:

Stamattina siamo arrivati in Italia.

Appena scesi a terra siamo stati travolti da un’ondata di dottori che ci fecero i controlli salutari e non potemmo muoverci per tutto il giorno senza essere scortati o controllati a vista da dottori o poliziotti.

La sera dopo una lauta cena dormimmo in una specie di albergo.

 

RIFLESSIONE FINALE SUL DIARIO:
Mi manca la Tunisia anche se c’è ancora la guerra.

Un giorno, prima o poi, vorrei ritornarci.

Spero che mia mamma sia ancora viva perché da quando sono in Italia non ho più avuto sue notizie.

Ora qui in Italia sto bene ma non mi sono ancora ambientato. 



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